Castel Selva - castelselva

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Castel Selva

Selva di Levico e il suo Castello


                                                                                                              
Ritratto del cardinale Bernardo Clesio (1485 - 1539)


Rovine di Castel Selva - Assai antico

Per la sua nascita s’ipotizza di un'origine rurale a scopo difensivo che risale alle invasioni dei Franchi e degli Ungari verso l'Italia (VI).
La data del 28 maggio dell'anno 1027 segna un punto di svolta per Castel Selva, da qui in poi la sua storia s’intreccerà con quella del Principato.I ruderi di Castel Selva richiamano il tempo della dominazione feudale. Il maniero era uno dei più sontuosi del Trentino. Bernardo Clesio l'aveva fatto ricostruire e decorare da valenti artisti (Marcello Fogolino) che lavoravano al Buonconsiglio e l'aveva arredato in maniera principesca, con mobili intagliati, tappezzerie in cuoio dorato e vasellame prezioso, fu terminato nel 1537. Nella residenza nel 1545 vi furono ospitati i legati pontifici al Concilio di Trento (apertosi il 12 dicembre 1545), Marcello Corvini (futuro papa Marcello II) e Reginaldo Pole, arcivescovo di Canterbury assieme al principe vescovo Cristoforo Madruzzo e al segretario del Concilio, Massarello. Di tanta magnificenza ci resta solo la descrizione del Massarello. Decaduto, Castel Selva fu acquistato dal comune di Levico il 10 Luglio 1779 e utilizzato come cava di materiale per l'edilizia. Smantellato in breve tempo, oggi restano solo i muri sbrecciati e il cortile acciottolato. Resti di architravi scolpiti di estrema raffinatezza si trovano inseriti in alcune case antiche di Levico. Sono note le stalle, dalle proporzioni eccezionali, si dice contenessero circa una cinquantina di cavalli. Transitando per recarsi al castello si può notare il bellissimo arco con sopra lo stemma del principe vescovo di Trento.

Documento acquisto castello anno 1779

RITROVAMENTI DELLA "VAL DEI CASAI"

Nel 1903 nella Val dei Casai, sulla destra di Castel Selva in località boca bela, fu trovato un deposito di oggetti preistorici della prima età del ferro. Gli oggetti erano riposti in una sfera di creta venuta alla luce in seguito ad una piccola frana. Si trattava di un ripostiglio isolato e casuale, o forse di un deposito votivo, costituito da materiali dell'età gallica: otto fibule di bronzo, primo periodo della civiltà La Tène (V sec. a. C.), una fibula d'argento, cinque pendagli, un anello, quattro braccialetti, parecchie collane, tre perle di vetro screziate d'azzurro. Gli oggetti sono conservati presso il Museo Provinciale d'Arte di Trento; dal 1992 è denominato Castello del Buonconsiglio.


La "VAL DEI CASAI" si trova a destra del castello guardando dal paese, ai piedi della valle c'è un gruppetto di case un tempo Piazzolo ora via dello Spiazzolo.


La Tène = Civiltà che si sviluppo nel corso del V a.C. La sua caratteristica era un’arte decorativa nazionale dei Celti preromani con influenze elleniche.

Cenni storici tratti dal libro Castel Selva e Levico del Prof. Adolfo Cetto




Vecchi disegni e immagini

Come si arriva al castello


Tempo di percorrenza a piedi circa 1 ora andata e ritorno dalla piazza.
I percorsi per raggiungere il Castello:
Rosso - Antico percorso, breve ma ripido e non adatto alle persone anziane.

Si parte dalla piazza del paese ss. Fabiano e Sebastiano, si percorre via dei Boscaroi strada racchiusa, tra vecchie case contadine ora ristrutturate, a un certo punto oltrepassate le case, la strada in ciottoli s'incassa tra le mura di sassi, dopo circa 200 metri si arriva alle stalle del castello ora casa di abitazione, sull'architrave dell'ingresso lo stemma del Principe Vescovo di Trento Bernardo Clesio, da qui al castello manca circa 300 metri
Giallo   - Percorso più lungo ma pianeggiante.

Si parte dalla piazza del paese ss. Fabiano e Sebastiano, e si percorre via Pontara e arrivati in cima, si svolta a destra per via Salita al Castello e si prosegue per circa 1 Km, ricordo che la strada diventa sterrata e prosegue nel bosco sino alla località Bocca Bella, dove si svolta a sinistra lungo una stradina pianeggiante, oltrepassata una valletta, si vede sulla destra un piccolo capitello votivo, da qui mancheranno circa 250 m. al castello.


Ricordo che tempi e lunghezza del percorso son indicativi.


CASTEL SELVA       


In cima alla verde collina
un castello smagliato
configge la carne del cielo.
L’hanno assaltato e squassato
Quel  truce castello i miei padri,
mordendolo col  piccone
della disperata disperazione.

Ogni  sasso han spaccato
Con la fame cupa dei ladri,
in cima alla verde collina
a due passi dal cielo.

Sul dorso della collina.
Vestito di  erba novella,
è restato ben poco:
rimasta è la bianca mestizia
del  gelsomino;
e un cherubino
ultimo della milizia
colla spada di fuoco.
                                              

                                                               
                                                            
                                                         






Castel  Selva è sventrato;
ed ha sparpagliato sul prato
viscere di Signoria.
S’e sparso l’urlo di Giana,
vergine in due spaccata,
sul rosso pietrame;
ed il selvaggio roveto
copre di spine e di fiori
il sepolcreto
d’infranti amori.

Adesso che il sole si spegne
adesso rimane
il frantumo d’un sogno
di là della cinta sbrecciata.

Rimangono stecchi di mura
Sotto i cieli splendenti;
come tizzoni roventi
della grande paura.

      aprile 1963

Poesia di Don Mario Bebber, dal libro ULTIMO VIAGGIO, edizioni Borla.

 
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